Gli anni del boom economico dal punto di vista politico videro il superamento del centrismo e l’affermazione di governi di centro-sinistra, fondati sull’alleanza tra DC e PSI. Questa apertura della Dc verso i socialisti poté avvenire per diversi fattori: era mutata la situazione internazionale e si era raggiunta una certa distensione nei rapporti tra Occidente e blocco sovietico; negli USA era stato eletto presidente il democratico John Fitzgerald Kennedy; al soglio pontificio era salito papa Giovanni XXIII, che aveva ammorbidito la posizione della Chiesa nei confronti dei socialisti; infine questi erano andati acquisendo sempre più autonomia dal PCI.
Fu con il governo del democristiano Aldo Moro del 1963 che si realizzò il primo esecutivo di centro-sinistra. Si pensava che si potesse aprire una stagione nuova, di grandi riforme, che accompagnassero e sostenessero i grandi progressi realizzati in campo economico negli anni del boom, ma così non fu. Il governo cercò di guidare quello sviluppo, ma i risultati furono scarsi: vennero create grandi aziende pubbliche, ma queste risultarono poco produttive; molte riforme annunciate non furono realizzate; altre furono realizzate, ma delusero le aspettative (come la riforma della scuola media inferiore del 1962).
Sul finire degli anni Sessanta, la delusione per quelle occasioni mancate, la situazione economica che si stava complicando, le proteste giovanili nei confronti del mondo della scuola e della società in generale, portarono tra il 1968 e il 1969 a un biennio di grandi lotte, sia studentesche che operaie.
Il Sessantotto dei giovani cominciò con le proteste nei confronti della scuola e portò a un profondo mutamento della mentalità e del costume, contribuendo a creare un’Italia più laica.
Le lotte operaie del 1969 videro realizzate le loro richieste, che si tradussero nello Statuto dei lavoratori del 1970, che riconosceva loro diritti come quello di assemblea, di organizzazione sindacale e di difesa in caso di ingiusto licenziamento (art.18).
Questa stagione di lotte e di conflitti portò a dure resistenze, da parte anche di apparati dello Stato, nei confronti dei grandi rinnovamenti che si stavano realizzando nella società e queste resistenze sfociarono negli anni della cosiddetta “strategia della tensione” o “anni di piombo”.
Con questi termini si è soliti indicare gli anni Settanta, caratterizzati dal terrorismo politico che ebbe la sua prima manifestazione con l’attentato di Piazza Fontana a Milano nel 1969. Si ebbero due terrorismi: uno definito “nero”, cioè di destra che cercava di imporre allo Stato una svolta autoritaria a colpi di stragi (tra le quali quella alla stazione di Bologna del 1980) per alimentare la tensione, la paura e quindi il desiderio di un governo forte; uno definito “rosso”, quello delle Brigate Rosse e di altre organizzazioni di estrema sinistra, che voleva portare a una rivoluzione di tipo comunista e che colpiva singoli individui ritenuti “nemici del popolo” (poliziotti, giudici, avvocati, giornalisti …). La vittima più famosa delle Brigate Rosse fu certamente Aldo Moro, esponente della DC, che fu rapito e poi ucciso nel 1978.
Moro, insieme al segretario del PCI Enrico Berlinguer, stava lavorando alla realizzazione del “compromesso storico”, cioè un governo di collaborazione tra DC e PCI per superare la crisi della democrazia italiana e fu proprio quando nel 1978 Andreotti realizzò un governo che aveva il voto favorevole del PCI, che Moro venne rapito.
Queste due forme di terrorismo segnarono profondamente tutti gli anni Settanta, ma non riuscirono a realizzare i loro disegni, inoltre gli anni Settanta non furono solo “anni di piombo”.
Essi hanno rappresentato anche una stagione di grandi riforme: l’istituzione delle Regioni, lo Statuto dei lavoratori, il divorzio, il nuovo diritto di famiglia e l’avvio dell’emancipazione femminile, la regolamentazione dell’aborto, la riforma del servizio sanitario, la riforma carceraria, la legge Basaglia che chiudeva i manicomi, l’istituzione del servizio civile in alternativa a quello militare e il voto a 18 anni. Però purtroppo non tutte queste riforme poterono esprimere la loro portata innovatrice, perché furono amministrate secondo le logiche del sistema dei partiti, un sistema spesso corrotto, basato su modi clientelari e sulla pratica delle tangenti, che fecero della corruzione un vero e proprio sistema di governo.
In campo economico gli anni Settanta furono segnati dalla crisi petrolifera, che pose fine allo sviluppo iniziato nel dopoguerra e fece comprendere che le risorse del pianeta non sono illimitate e vanno gestite in modo sostenibile.