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2 agosto 1980-2016. Strage alla Stazione di Bologna

Nel 36° anniversario della strage alla Stazione di Bologna, l'Assemblea legislativa regionale e l'Associazione dei famigliari delle vittime hanno reso disponibile in pdf il volume con le cartoline-ritratto delle 85 vittime, curato dalla storica Cinzia Venturoli.

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 Dalla prefazione di Cinzia Venturoli:

Norberto Bobbio ha scritto che la strage è, fra «tutte le azioni delittuose, quella che più si avvicina al male radicale: è il massimo delitto, l’omicidio, diretto consapevolmente contro gli innocenti». Dopo la strage, il tragico bilancio dei morti e dei feriti ci restituisce l’entità, il peso, dell’eccidio, ma non riesce a dirci nulla su chi erano le persone colpite, sui loro sogni, le loro speranza, le loro preoccupazioni. Conoscere solo il numero delle vittime non ci fa comprendere fino in fondo cosa significa una strage, non ci restituisce il volto delle vittime, quello dei loro famigliari e amici, non ci dice il motivo della loro presenza sul luogo della strage. Se invece riusciamo a ricostruire il loro ritratto comprenderemo che quelle persone erano come noi, capiremo che potevamo essere noi e l’empatia con la quale ci mettiamo in ascolto e in sintonia con quei giovani, quelle donne, quegli uomini a cui hanno strappato il futuro ci permette di raccontare a chi non c‘era cosa significa fare saltare in aria una stazione il primo sabato di agosto.
Da queste considerazioni, condivise con l’Associazione Familiari Vittime della Strage alla Stazione di Bologna e con l’ Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna , è nato il lavoro che ha dato vita alle cartoline e a questa pubblicazione.
Dopo 36 anni non è stato semplice rintracciare le informazioni necessarie a tratteggiare il profilo degli 85 uccisi in quel due agosto. Nel prezioso archivio dell’Associazione fra i famigliari delle vittime sono conservati certificati di nascita e di famiglia, lettere, relazioni, articoli di giornale attraverso i quali sono riuscita a ritrovare moltissimi dati, a volte però le notizie erano molto scarne e quindi è divenuto indispensabile l’aiuto dei famigliari attraverso il racconto dei quali ho potuto ricostruire e rendere pubbliche, in alcuni casi per la prima volta, alcune delle vite spezzate.
Il quotidiano «La Repubblica» ha pubblicato le storie delle vittime e grazie al lavoro della giornalista Caterina Giusberti e alle segnalazioni di lettori abbiamo potuto scoprire ulteriori informazioni utili per completare e precisare le piccole biografie, informazioni che trovano ora spazio in questa pubblicazione. 
Se perdiamo la memoria perdiamo la nostra identità, come individui e come collettività, se non conosciamo la storia non possiamo comprendere il presente e progettare il futuro: mi auguro che queste 85 brevi biografie ci possano accompagnare in questo percorso sui sentieri della memoria e della storia.