Il dopoguerra e gli anni del boom economico

Al termine della guerra l’Italia si trovava in gravissime condizioni: era un paese distrutto, materialmente e moralmente; bisognava ricostruire l’economia, ma anche le istituzioni politiche dopo la dittatura fascista e il vuoto di potere, creatosi dopo l’armistizio, durato due anni.

La ricostruzione fu governata dalle forze politiche protagoniste della guerra di liberazione: i grandi partiti popolari di massa, come la Democrazia Cristiana, il Partito socialista e il Partito comunista, ed altre forze antifasciste, come il Partito d’azione. Il primo governo del dopoguerra fu affidato a Ferruccio Parri e durò dal giugno 1945 fino alla fine dell’anno; poi fino dalla primavera del 1947 l’Italia fu guidata da governi di coalizione tra DC, PSI e PCI.

Il 2 giugno 1946 gli italiani furono chiamati al voto e il suffragio fu universale, perché per la prima volta in Italia votarono anche le donne: un referendum chiedeva di scegliere tra monarchia e repubblica, inoltre si dovevano votare i membri dell’Assemblea Costituente, la quale avrebbe dovuto lavorare a una nuova costituzione democratica. Vinse la repubblica, ma di pochi voti, infatti il sud votò quasi compatto per la monarchia, e nell’Assemblea Costituente furono rappresentati i grandi partiti popolari. Essa si riunì il 25 giugno del 1946 e scelse come suo presidente il socialista Giuseppe Saragat, poi a giugno elesse Enrico De Nicola come capo provvisorio dello Stato. L’Assemblea terminò il suo lavoro alla fine del 1947 e il 1° gennaio 1948 entrò in vigore la nuova Costituzione repubblicana.

Intanto nel mondo era scoppiata la “guerra fredda”, le tensioni tra il blocco dei paesi filoamericani e quello dei paesi  filosovietici erano sempre più forti e questo ebbe ripercussioni anche in Italia: nel maggio del 1947 il presidente del Consiglio, il democristiano Alcide De Gasperi, varò un governo di cui non facevano più parte i partiti di sinistra e che si reggeva sulla coalizione tra DC e partiti di centro. Le elezioni dell’aprile del 1948, preparate da un’aspra campagna elettorale, nella quale l’avversario veniva demonizzato, furono ampiamente vinte dalla DC, anche grazie all’appoggio degli USA e del Vaticano.

In questo quadro politico si operò per la ricostruzione economica, che poté avvenire grazie a diversi fattori, tra cui gli aiuti internazionali dell’ONU e il piano Marshall, un piano di aiuti economici e finanziari messo in atto dagli Stati Uniti per sostenere la ripresa europea, ma anche una grande opera di propaganda a favore del sistema capitalistico americano. Prima del cosiddetto “boom economico” che si realizzò tra il 1958 e il 1963 l’Italia era un paese prevalentemente agricolo e furono proprio le condizioni di partenza decisamente arretrate che resero ancora più evidenti gli effetti della ripresa. Il “miracolo economico” avvenne per diverse ragioni: la generale ripresa dell’economia mondiale, la creazione del Mercato comune europeo (1957), il basso costo della manodopera e delle materie prime e la costruzione di infrastrutture volute dai governi centristi (nel 1959 fu inaugurato il primo tratto dell’Autostrada del Sole). La crescita riguardò soprattutto l’industria e permise un benessere inimmaginabile solo pochi anni prima, testimoniato dalla diffusione di beni di consumo di massa, quali automobili, elettrodomestici e dalla nascita dell’industria del tempo libero.

La televisione, nata nel 1954, fu l’elettrodomestico più desiderato in quegli anni e quello che più di tutti favorì la diffusione di consumi di massa e l’unificazione culturale del paese.

Questo boom però non interessò tutta l’Italia nello stesso modo, anzi si inasprì lo storico divario tra Nord e Sud e questo portò un enorme spostamento di popolazione, una migrazione interna dalle campagne meridionali alle città industrializzate del Nord che cambiò profondamente la demografia del Paese.