Il fondo Luciano Camurri

LUCIANO CAMURRI, nato nel 1938 a Modena, ha dedicato la sua vita all’insegnamento. Dopo alcune esperienze come supplente, ha insegnato Italiano e Storia all’Istituto Tecnico Industriale Provinciale “Enrico Fermi” di Modena negli anni che vanno dal 1968 al 1986. Ha partecipato con entusiasmo, dando un’impronta personale, ai corsi sperimentali della “Terza Media”[1] e del “Biennio” per lavoratori-studenti. Per gli studenti del Movimento Studentesco, che al “Fermi” ha avuto una durata più lunga rispetto ad altre scuole di Modena e si è caratterizzato per la sperimentazione di didattiche e politiche di cambiamento, è stato una figura importante di riferimento, tanto da mantenere legami stretti con molti di loro fino al momento della sua morte che è avvenuta nel 1997.

La sua esperienza scolastica come studente era stata quanto mai singolare. Lui stesso si definiva un autodidatta, poiché la frequenza delle scuole elementari e medie era stata piuttosto irregolare e precaria, a causa della guerra prima e dei due anni in cui a varie riprese aveva dovuto subire lunghi ricoveri all’ospedale “Rizzoli” di Bologna dove era stato sottoposto a diversi interventi di chirurgia ortopedica per risolvere almeno in parte i gravi esiti di poliomielite, malattia che lo aveva colpito all’età di sedici mesi causandogli seri impedimenti nell’autonomia dei movimenti.

Durante gli anni in cui frequentò l’Istituto Tecnico Commerciale “Jacopo Barozzi” visse esperienze molto stimolanti dal punto di vista culturale, esperienze che ebbero una notevole importanza nella sua formazione personale e sul piano della costruzione di relazioni amicali significative, che non avrebbe mai più abbandonato nel resto della sua vita. Una di queste fu la realizzazione di un giornalino studentesco a stampa, al quale partecipavano numerosi studenti di quasi tutte le scuole della città, un giornalino (dal titolo estremamente significativo “La Voce”) libero da ogni gogliardia, che si interrogava sui problemi della scuola e della società. Ne uscirono 4 numeri che tiravano circa 2000 copie e venivano finanziati dalla pubblicità dei negozi di Modena. Nello stesso periodo Camurri frequentò con assiduità il Circolo “Formiggini” che animava la vita culturale dei giovani modenesi attraverso incontri con esponenti della cultura e della politica di rilievo nazionale, libere discussioni, ascolti guidati della musica colta e di quella d’avanguardia. Il Circolo era coordinato da Velia Venturi e lì Camurri si legò d’amicizia, tra gli altri, con Ruggero Garagnani,  Giuseppe Gavioli, Paolo Pompei, Marcello Pergola.

Si laureò all’Università di Bologna in Storia contemporanea (relatore il prof. Aldo Berselli) con una tesi sulle lotte contadine nella Bassa modenese tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX. In anni successivi condusse una ricerca di fonti per la storia della Camera del Lavoro di Modena e scrisse un intervento in un testo collettaneo sulla storia del movimento operaio curato dalla Deputazione Emilia-Romagna per la storia della Resistenza.

La sua storia personale lo ha costretto a fare sempre i conti con una realtà ostile, una realtà che gli imponeva di essere innanzitutto un osservatore attentissimo e di assumere sempre un atteggiamento di sfida, di attacco, di ribellione nei confronti di una palese ingiustizia. Un atteggiamento che è diventato un suo abito mentale, un suo stile esistenziale. Camurri ha sempre aggredito la realtà per modificarla, per allargarne i confini, per renderla “abitabile”. Per questo, in tutti i “mondi” dei quali ha fatto parte (il mondo cattolico della sua infanzia e adolescenza, il mondo contadino della Bassa nel quale era cresciuto, il mondo politico culturale modenese nel quale da ragazzo ha cominciato a nutrire un genuino interesse per l’approfondimento delle conoscenze e una passione viva per il confronto delle idee, il mondo comunista a cui aderì nel 1962 e al quale rimase fedele fino alla sua disgregazione, nonostante venisse spesso tacciato negli anni della contestazione di extraparlamentarismo) è sempre stato uno spirito critico, un radicale nel senso francescano del termine, un eretico. Una persona che da un lato aderiva con profonda convinzione e affezione alla comunità di cui in quel momento faceva parte, ma dall’altro non vi si annullava acriticamente, perché non rinunciava mai alla sua capacità di osservazione acuta e disincantata della realtà. Non solo. Quella stessa realtà intendeva aprirla, renderla più duttile e più sensibile ad accogliere le diverse individualità che la componevano, perché venissero valorizzate e non depresse, convinto com’era che non facesse bene a nessuno l’atteggiamento di chiusura un po’ supponente e aristocratico di chi crede di aver raggiunto la verità. “La verità non esiste – amava ripetere ai suoi studenti – esiste la tensione verso la verità”.

Vittorio Foa, suo amico da tanti anni, in una conversazione che registrammo a Formia un anno dopo la morte di Camurri, a proposito della questione più importante che aveva improntato tutta la sua vita, ebbe a dire: “Secondo me, è stato il problema della conoscenza. Cosa vuol dire il sapere. Il sapere come intuizione, come ricerca, il sapere come costruzione. Cioè la sua abilità maieutica, la sua sollecitazione a pensare. Lui chiedeva agli studenti, agli operai, anche agli insegnanti, di dare un senso a quello che facevano, a quello che sentivano, alle cose che accadevano intorno a loro, li incoraggiava a non farsi vivere, a non pensare che il flusso degli eventi passi così. Esserci, ecco. Lui chiedeva agli altri di esserci. Aveva questo grande desiderio di muovere le coscienze, di muovere le teste, di far alzare la testa alla gente”.

[a cura di Anna Maria Pedretti]

 

Il patrimonio librario di Luciano Camurri donato all’Istituto storico rispecchia gli interessi e le attività riscontrabili nella sua biografia. E’ consultabile presso la Biblioteca dell’Istituto.

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[1]Su questa esperienza è stato scritto un libro senza autore dal titolo Allora, più si studia più si diventa amici del padrone? Esperienze di lavoratori, studenti, insegnanti in un corso per la licenza di terza media, edito nel 1972 dalla Lega per le autonomie e i poteri locali. Il libro contiene la documentazione relativa a questa particolare esperienza (trascrizione degli interventi nelle assemblee, richieste ai sindacati confederali, scritti degli allievi operai).